Elogio della masturbazione e del galateo

Elogio della masturbazione e del galateo

𝐔𝐧 𝐚𝐛𝐜 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐛𝐮𝐨𝐧𝐚 𝐞𝐝𝐮𝐜𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞

Molte delle discussioni che sento in TV e leggo sui giornali non mi convincono affatto nella loro angustia. Ripensando al mondo degli adolescenti e come, in modo scandalosamente pedagogico e con occhio antropologico e snob viene visto, per reazione difensiva faccio affiorare dalla mia memoria letture passate a cui attingere per dare delle risposte (più a me stesso che ad altri).
La questione giovanile negli ultimi tempi ha preso molti rivoli diversi che vengono in qualche modo considerati separatamente.
Mi viene in mente un reportage, tornato in auge dopo il 12 novembre data in cui si è reso obbligatorio il riconoscimento dell’età del frequentatore, che analizzava la fruizione dei siti porno da parte dei giovani.

Pare che molto precocemente gli adolescenti si dedichino con trasporto alla visita di questi siti. Chiusi nelle loro camerette in una solitudine triste si accostano a questo sesso virtuale che inibisce il sesso reale, praticato in carne ed ossa.

E ancora leggo, in un altro articolo che cita uno studio di Save the Children, che il 40% dei giovani sono ormai soliti rivolgere i loro affetti verso le chatbot, quei programmi informatici che simulano la conversazione umana e con i quali stringono amicizia. Anche qui preferendo un’amicizia smaterializzata ad una reale.
Poi è in corso, anche se non riguarda solo i giovani, una discussione relativa alla modifica dell’articolo 609 bis sulla violenza sessuale, perché sarà introdotto il concetto di “consenso libero e attuale” che correttamente indica come imprescindibile il libero consenso ma che crea sconcerto quando si parla di attuale. Alcuni interpretano quell’”attuale” di difficile attuazione, come una sorta di spada di Damocle che potrebbe dunque inibire e reprimere il giovane che per autodifesa si potrebbe rifugiare nel virtuale piuttosto che sottostare ad un rischio sempre pendente sulla sua testa.

Ecco dunque il termine di unione di queste tre questioni: la smaterializzazione dei sentimenti, non più visti come un confronto tra persone in carne ed ossa ma come rifugi di comodo che permettono una gratificazione artificiale, esangue e senza rischi. È il rifiuto del mondo per quello che è a favore di un immaginario che non lo contempla più.

Questa virtualizzazione dei sentimenti ha come suo predecessore quel mostro che chiamarono Tamagochi, un pulcino fittizio che andava accudito con amore zoofilo senza la sua fastidiosa presenza nel mondo reale.

Così ho pensato che, per cominciare a trovare una soluzione a questo grave problema bisognasse, prima di dedicarsi a quella che chiamano educazione sessuo-affettiva, tornare alla lettura e ricordarsi di due testi che per me possono aiutare e molto questa condizione di evaporazione della carne.

Sto parlando di "Elogio della masturbazione" di Philippe Brenot, edito ormai vent’anni fa da Il melangolo, e del "Galateo, ovvero De costumi" di Monsignor Giovanni della Casa di cui esistono varie edizioni. Nel primo, citando Michel Tournier, Brenot colloca questa pratica nell’immaginario. Il cervello fornisce al sesso un oggetto immaginario. Un fantasma che è stimolo al confronto con la realtà fatta di carne pulsante e sangue. Insomma la masturbazione come tramite tra l’esangue fantasia della mente e la realtà che viviamo.Un primo passo che dalla virtualità spinge il giovane a ritornare alla realtà. A credere che la Terra sia il vero approdo con tutte le sue pulsioni anche le più primitive e incoercibili. Scrive Brenot: «la masturbazione ha un ruolo strutturante per la nascente sessualità. Essa procede da una pulsione predeterminata che permette l’esplorazione e il risveglio della sensorialità». E ancora, relativamente all’età puberale: «Al momento della pubertà la masturbazione serve allora ad addomesticare le proprie reazioni prima di viverle in compagnia di un partner».

Con quel termine “addomesticare” Brenot ci dice che reprimere ed inibire non è la strada giusta per crescere e diventare adulti, mentre riconoscere le proprie pulsioni e imparare a convogliarle verso un loro addomesticamento serve a non uccidere un istinto, quello sessuale, fondamentale per l’uomo (inteso come maschile sovraesteso e quindi come genere umano) e a viverlo con consapevolezza. E quel “addomesticare” introduce il secondo testo che va tenuto in gran conto, anche se nel corso degli anni è stato denigrato da molti.

Il “Galateo, ovvero De costumi” di Monsignor Giovanni della Casa, noto ai più nel solo titolo, è una serie di precetti che, lungi dall’essere snobistici, indicano una strada del vivere comune nel rispetto altrui che si estende a tutti i comportamenti umani. Si parla di come ci si deve vestire per evitare di essere sgradevoli o come stare a tavola per non infastidire i commensali o come parlare e non spettegolare per evitare di essere noia per l’altrui persona. In realtà si sta solo traslando a tutti gli ambiti della vita reale quello che si può condensare in una parola sola: rispetto per l’altro.

Qualcuno potrebbe essere tentato dal dire che sono puri formalismi, un po' bigotti ed ipocriti, ma che in realtà sono sostanza. Perché la forma (il parallelo con l’anello di Moebius è d’uopo) è sostanza e la sostanza si irrora anche con la forma.
Per cui cedere il passo ad una ragazza o darle il sedile in metropolitana o non sfiorarla per nessun motivo, così come non usare il turpiloquio o abusare di termini scabrosi per imbarazzarla non è vuoto perbenismo ma attenzione per una persona che si ritiene importante solo per il fatto di essere altro da te e niente più.

Ricominciare dall’ABC della sessualità e del buon comportamento può essere utile per frenare uno dei mali dei nostri tempi: la smaterializzazione dei sentimenti che inardiscono.

È un tornare alla terra e al sangue, alla realtà che talvolta è faticosa ma che non mente e che è l’unico sale commestibile. È imparare che l’immaginario e la realtà si possono coniugare solo se il primo si incarna nella seconda e se la seconda è d’aiuto al primo in un mutuo scambio rispettoso tra Cielo e Terra. Perché questo siamo.

-𝐌𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐆𝐫𝐨𝐬𝐬𝐢