Manovra finanziaria 2026: Pagano anche banche e assicurazione. Purché non sia una partita di giro
Non è una novità. Nella storia recente i governi hanno già chiesto contributi mirati al settore finanziario: IRAP maggiorata nel 2011 (anche per le assicurazioni), addizionale IRES nel 2013, imposta straordinaria sulle banche nel 2023. L’attuale pacchetto cambia gli strumenti, non la logica: lo Stato copre una quota della manovra con gettito mirato da banche e assicurazioni (4,3–4,5 mld nel 2026).
La premier ha parlato di «importante contributo», frutto di «lunghe interlocuzioni» e di una disponibilità «non scontata». Tradotto: la copertura di settore c’è ed è negoziata.
Non è una nuova “tassa extraprofitti”: il Governo l’ha esclusa. L’architettura è un mix di leve: 27,5% per lo svincolo delle riserve accantonate nel 2023; possibile addizionale IRAP di comparto (anche con finalità sanità); altri aggiustamenti puntuali per chiudere la cifra.
Sul piano economico, l’operazione ha senso solo se non si scarica su famiglie e imprese. Il rischio di pass-through è concreto: meno credito alle PMI, commissioni più alte, spread maggiori sui mutui, selezione del rischio più rigida. Per trasparenza, serve un monitor pubblico di tassi/commissioni e flussi di credito PMI: se gli indicatori sforano soglie concordate, scatta clawback o rimodulazione delle misure. Così il “contributo” resta a carico del settore, non dei clienti.
Sul piano contabile, il pacchetto fa da ponte per la Manovra (18–19 mld) insieme a rimodulazione PNRR (5 mld) e tagli ai ministeri (2–2,3 mld). In conferenza stampa la premier ha indicato le destinazioni prioritarie: sanità (ulteriori stanziamenti), famiglia (1,6 mld aggiuntivi), riduzione Irpef per il ceto medio (2,8 mld) e misure sui salari (1,9 mld tra premi e turni). Ora il metro è verificabilità: collegare quelle voci ai capitoli del Ddl Bilancio e misurarne l’impatto (liste d’attesa, natalità, buste paga).
Chiosa operativa. L’accordo si giudica su due numeri: incasso effettivo delle misure su banche/assicurazioni (Ddl Bilancio → rendiconto) e stabilità del costo/afflusso del credito a famiglie e PMI. Se reggono entrambi, il “contributo” è utile; altrimenti diventa partita di giro.
— 𝐒𝐚𝐥𝐝𝐨 𝐏𝐫𝐢𝐦𝐚𝐫𝐢𝐨