ATTRAVERSARE LA MODERNITÀ. IL PENSIERO INATTUALE DI AUGUSTO DEL NOCE - 𝐮𝐧 𝐥𝐢𝐛𝐫𝐨 𝐝𝐢 𝐋𝐮𝐜𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐋𝐚𝐧𝐧𝐚
𝗦𝗰𝗵𝗲𝗱𝗮 𝗹𝗶𝗯𝗿𝗼
𝗧𝗶𝘁𝗼𝗹𝗼: Attraversare la modernità. Il pensiero inattuale di Augusto Del Noce
𝗔𝘂𝘁𝗼𝗿𝗲: Luciano Lanna
𝗣𝗿𝗲𝗳𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲: Giacomo Marramao
𝗘𝗱𝗶𝘁𝗼𝗿𝗲: Edizioni Cantagalli (collana "Atene e Gerusalemme")
𝗔𝗻𝗻𝗼: 2024
𝗣𝗮𝗴𝗶𝗻𝗲: 496
𝗜𝗦𝗕𝗡: 979-12-5962-515-1
𝗣𝗿𝗲𝘇𝘇𝗼: 28,00 €
𝗔𝗰𝗾𝘂𝗶𝘀𝘁𝗮: https://www.unilibro.it/.../attraversare.../9791259625151
Con il suo libro "Attraversare la modernità", Luciano Lanna porta Del Noce fuori dal recinto del "cattolico reazionario" e lo rimette al centro del problema moderno, come strumento per leggere il presente: ateismo, secolarizzazione, rivoluzione fallita, nuovo totalitarismo tecnocratico. Non un nostalgico che sogna il premoderno, quindi, ma un filosofo che prende sul serio il presente e ne scava la genealogia dall’interno.L’Introduzione chiarisce tutto subito. Lanna non parte dal Del Noce delle polemiche sul Sessantotto, ma da quello che chiama la «filosofia attraverso la storia»: niente sistema astratto, niente metafisica chiusa, ma un lavoro continuo sul filo della tradizione moderna – da Cartesio a Marx, da Vico a Pascal – per capire dove la modernità si è giocata il suo destino. Invece di chiedersi se Del Noce "avesse ragione" sulla crisi del comunismo o sulla società del capitalismo opulento, Lanna ricostruisce il telaio teorico che regge quelle diagnosi.
Il gesto stabilisce che non esiste una traiettoria unica che dall’Illuminismo porta al nichilismo, dal razionalismo alla secolarizzazione integrale: la modernità è un ventaglio di possibilità, molte delle quali non realizzate.
La prefazione di Marramao aiuta spostando il discorso sul terreno largo di immanentismo, ateismo, secolarizzazione e incrocia Del Noce con la costellazione europea di Chestov, Rensi, Blondel. Il risultato è una lettura chiara, capace di tenere insieme rigore e narrativa, pur muovendosi in un ambito evidentemente accademico.La ricerca di Lanna si regge su tre assi: libertà, storia, ucronia. Del Noce è moderno perché prende sul serio la libertà come «cuore dell’essere». L'evocazione di Pascal, quello della scommessa e dell' "in-fondabile": la decisione per Dio o contro Dio che resta un atto non verificabile, «un’opzione che, nel suo caso [di Del Noce], sta nella trascendenza e nel percorso religioso ma che – come dimostreranno i suoi studi sull’ateismo – resterà tale anche nell’assunzione senza prove dell’opzione opposta». Il gesto stabilisce che non esiste una traiettoria unica che dall’Illuminismo porta al nichilismo, dal razionalismo alla secolarizzazione integrale: la modernità è un ventaglio di possibilità, molte delle quali non realizzate.
Su questo sfondo Lanna fa lavorare anche la triade immanentismo, ateismo, secolarizzazione come una delle griglie di lettura della modernità: lo spazio in cui queste tendenze si radicalizzano, ma anche in cui possono essere rimesse in discussione proprio a partire dalla libertà.Nell’ultimo capitolo, quello sul «pensare il presente storico», Lanna gioca la carta Vico/Del Noce: fa propria la formula vichiana della «barbarie della riflessione», che Del Noce aveva rilanciato come chiave del nostro tempo per indicare una barbarie generata non dall’ignoranza ma dall’uso puramente astratto e strumentale della ragione. Ragione astratta, tecnocrazia, oligarchie sociocratiche, scientismo che decide cosa "esiste" e cosa no: il nuovo totalitarismo non ha più bisogno di gulag, basta il principio che solo ciò che è misurabile è reale. Lanna è bravo a mostrare come, per Del Noce, questa degenerazione non sia un incidente laterale ma il possibile esito interno alla modernità stessa. E qui Vico diventa davvero "via italiana alla modernità": non alternativa nostalgica, ma tradizione laterale che consente di leggere la storia come successione di corsi e ricorsi, non come linea retta. La barbarie della riflessione non è la fine: è uno dei possibili corsi, che può essere rovesciato se si riapre il gioco delle possibilità ucroniche. La modernità, letta così, non è condannata a finire nel nichilismo ma è sempre, e drammaticamente, una scelta.
Lanna insiste molto sul triangolo Del Noce–Pasolini–«nuovo potere»: le lucciole che scompaiono, il genocidio culturale, l’omologazione del consumo come nuova pedagogia di massa.
Su questo terreno si inserisce il dialogo a distanza con Pasolini, forse il punto più suggestivo del libro. Lanna insiste molto sul triangolo Del Noce–Pasolini–«nuovo potere»: le lucciole che scompaiono, il genocidio culturale, l’omologazione del consumo come nuova pedagogia di massa. Del Noce diventa, in questa lettura, il filosofo che dà l’armatura concettuale alle intuizioni pasoliniane sul potere che «non sa più cosa farsene della Chiesa» e rifà l’uomo a misura di mercato. La diagnosi funziona: società opulenta, irreligione naturale, uniformazione edonistica sono un terreno autenticamente condiviso dai due, dentro una comune idea ferita di cristianità. Lanna sceglie con coerenza questo incrocio, che rende più netto il profilo di Del Noce critico del nuovo potere e mostra quanto il confronto con Pasolini illumini, più che complicare, il suo impianto.
Detto questo, il gesto teorico che il libro fissa – la modernità come orizzonte inaggirabile, tragico ma non chiuso – è una delle cose più oneste che si potevano fare oggi su Del Noce. Niente nostalgie di "cristianità perdute", niente fantasie di restaurazione. Lanna insiste: nessuna retromarcia è possibile, il presente è l’unico luogo in cui si decide il senso della storia, ed è un presente intrinsecamente plurale, fatto di linee divergenti che convivono. In questo senso l’etichetta «filosofia transmoderna» che lui propone nell'introduzione e richiama in conclusione è il nome di un metodo: attraversare il moderno fino in fondo, mantenerne aperte le alternative, impedire a ogni vincitore di raccontarsi come esito necessario.
Lo stile del libro segue fedelmente questo programma. Prosa limpida, ritmo regolare, esempi ben scelti, nessun compiacimento teorico. È un testo che si lascia leggere anche da chi non frequenta abitualmente Del Noce, senza mai cadere nel didascalico. Lanna fa quello che in Italia si fa poco: prende sul serio un pensatore "di parte" e lo restituisce a un pubblico più largo, mostrando che alcune delle sue categorie – crisi della rivoluzione, società opulenta, tecnocrazia – non appartengono al museo delle polemiche cattoliche del Novecento ma parlano direttamente al presente, anche a chi sta politicamente altrove. Il libro vale per questo: ci costringe a smettere di usare la modernità come parola magica – da idolatrare o da maledire – e a trattarla come ciò che è: un campo di battaglia aperto, pieno di possibilità ancora in ombra. Che Lanna affidi a Del Noce il ruolo di guida in questo attraversamento si può discutere, e anzi è sano discuterlo. Ma il compito che assegna al lettore è chiaro e utile: non accontentarsi di una modernità senza alternativa, e allo stesso tempo non rifugiarsi nelle favole di un "prima" che non tornerà. È una chiamata scomoda, quindi necessaria.
— 𝐌𝐢𝐫𝐨 𝐑𝐞𝐧𝐳𝐚𝐠𝐥𝐢𝐚