TOBIN TAX. E IO LA RADDOPPIO

TOBIN TAX. E IO LA RADDOPPIO


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Nella bozza della prossima legge di bilancio il governo italiano propone di raddoppiare lโ€™imposta sulle transazioni finanziarie, la cosiddetta Tobin tax. Prima di esultare o indignarsi, vale la pena chiedersi cosa sia davvero questa tassa, chi tocca e cosa puรฒ โ€“ e soprattutto cosa non puรฒ โ€“ fare.

Non รจ lโ€™odio per la finanza: รจ igiene fiscale. La Tobin tax nasce cosรฌ, come un granello di sabbia infilato dentro il motore delle transazioni istantanee. James Tobin, economista keynesiano, anni Settanta, fine del sistema di Bretton Woods: le valute iniziano a galleggiare, i capitali a correre senza freni. Lui propone un micro-prelievo sui cambi โ€“ lo 0,1%, anche meno โ€“ per raffreddare il trading a scatto e prendere una piccola quota di un flusso gigantesco. Non una rivoluzione, una resistenza: rendere meno conveniente lโ€™andirivieni speculativo sul nulla.

Poi il nome si รจ allargato, come sempre. "Tobin tax" diventa etichetta per qualsiasi imposta sulle transazioni finanziarie: azioni, derivati, trading ad alta frequenza. Lโ€™Europa ci gira intorno da anni con proposte di Financial Transaction Tax; i singoli Stati sperimentano versioni domestiche. Lโ€™Italia lo fa dal 2013: aliquote basse, base imponibile limitata. Sempre la stessa idea di fondo: se usi i mercati come unโ€™autostrada privata ad alta velocitร , paghi un pedaggio un filo piรน alto. Non รจ punire il mercato: รจ ricordargli che poggia su infrastrutture, regole, vigilanza pagate da tutti.

Dire sรฌ, in linea di principio, non รจ difficile. La Tobin tax colpisce unโ€™attivitร  che ha tre tratti quasi indecenti per quanto sono comodi: รจ mobile, รจ concentrata, รจ appesa a infrastrutture pubbliche. Mobile: i desk possono spostare flussi da una piazza allโ€™altra schiacciando tasti. Concentrata: il grosso dei volumi รจ in poche mani professionali. Pubblica: senza regole comuni, camere di compensazione, banche centrali, quelle strategie di arbitraggio minuto nemmeno esisterebbero. Chiedere a chi fa milioni di operazioni lโ€™anno di lasciare una briciola a ogni passaggio significa allargare la base imponibile, spostare un pezzo di carico da lavoro e consumi verso chi campa sul millisecondo.

Cโ€™รจ poi il tema della stabilitร , parola abusata ma concreta, almeno qui. Molte strategie di trading iper-frequente vivono su scarti infinitesimali di prezzo: compro a 100,000 e rivendo a 100,010, migliaia di volte al giorno. Il margine รจ microscopico, il risultato arriva solo dalla ripetizione ossessiva. Il problema รจ che questo gioco sul millisecondo non corregge storture dellโ€™economia, ma tassa la lentezza altrui: drena rendite dai portafogli di lungo periodo, gonfia una liquiditร  che svanisce al primo scossone e spinge cervelli e capitali a lavorare per la velocitร  fine a se stessa piรน che per qualcosa che assomigli a un investimento. Se su ogni compravendita introduci unโ€™imposta proporzionale al valore scambiato, una parte di quei margini viene mangiata dal prelievo stesso: certe operazioni non valgono piรน la candela, lโ€™arbitraggio piรน aggressivo a brevissimo termine si assottiglia. Non รจ la catastrofe del mercato globale, ma un tentativo di riallineare gli incentivi e di ridare un minimo di peso agli orizzonti temporali medi rispetto al culto del clic istantaneo.

Poi cโ€™รจ il ma, grande quanto il pianeta. La finanza, per definizione, non ha domicilio coatto. Se la tassa la metti tu e il vicino no, una parte dei flussi migra. Non serve un esodo spettacolare: basta che un poโ€™ di volumi si spostino verso giurisdizioni piรน mansuete perchรฉ il gettito reale sia piรน basso del sogno e la liquiditร  di casa un poโ€™ piรน magra. Senza un accordo almeno fra grandi aree valutarie (area euro, Stati Uniti, Regno Unito, Giappone), la Tobin tax nazionale resta un ibrido: abbastanza visibile da alimentare la retorica del "facciamo pagare la finanza", troppo isolata per cambiare davvero i meccanismi di una macchina che lavora su scala globale.

E qui il discorso si fa politico, cioรจ pericoloso. La Tobin tax viene spesso venduta come bancomat della giustizia sociale: tassiamo le transazioni e paghiamo welfare, transizione ecologica, magari pure la prossima riforma delle pensioni. I numeri perรฒ non sono miracolistici: anche raddoppiando le aliquote attuali in un singolo Paese, si parla di centinaia di milioni, non di decine di miliardi. รˆ una chiave inglese piccola dentro una cassetta attrezzi enorme. Puรฒ aiutare a serrare qualche bullone, a riequilibrare un poโ€™ il rapporto fra chi vive di stipendio e chi vive di micro-differenziali di prezzo. Non puรฒ tenere insieme da sola la carrozzeria dei conti pubblici.

Il giudizio, se tolgo gli slogan, รจ doppio. Da un lato, una tassa ben disegnata sulle transazioni finanziarie รจ una delle poche imposte che hanno un senso decente: amplia la base imponibile, prende qualcosa dove cโ€™รจ moltissimo movimento e pochissimo radicamento, introduce un attrito minimo in un mondo che ha feticizzato la frizione zero. Dallโ€™altro, se resta confinata a poche giurisdizioni e viene caricata di promesse salvifiche, si trasforma in una bandiera: un buon simbolo, pochi effetti, qualche danno collaterale sulla liquiditร  dei mercati nazionali. Non รจ il male, non รจ la cura. รˆ unโ€™aggiunta intelligente, se la si tiene al suo posto: granello di sabbia, non mito consolatorio.

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